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IL CONNA E IL DIGITALE 

Il Conna fa parte delle Commissioni A, B, e C, istituite dall'Autorità e relativi sottogruppi, il cui lavoro è cominciato nel mese di aprile 1999. Il gruppo A si occupa degli standard di trasmissione, il B della pianificazione delle frequenze e quello C del decoder unico e degli apparati industriali.
Il Conna partecipa con cinque elementi ognuno esperto del suo ramo che operano, com'è prassi normale della nostra associazione, a titolo assolutamente gratuito.
Giuliano Marsili, noto competente del settore, sia in questioni tecniche che in quelle di marketing, si è fatto portatore di contributi importanti ai documenti finali che ha riassunto nel resoconto che segue.

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Nel gruppo B sono state chieste variazioni sostanziali al documento proposto che prevedeva reti di trasmissione in DVB-T in SFN (Single Frequency network) solo per il servizio e la copertura nazionale e reti MFN (Multi Frequency Network) per la copertura nazionale e regionale con utilizzazione di sottoreti: uno dei tanti modo per confermare la volontà di eliminare le emittenti locali dal gioco del digitale terrestre.
Il nostro proposito invece è che il sistema SFN può essere proposto per il servizio regionale, compatibilmente con altre regioni, con layout regionale, provinciale e locale. Questo sistema consente a tutti i soggetti, anche se prettamente locali, di partecipare anche con investimenti modesti, allo sviluppo del digitale.
La conseguenza di quanto proposto è naturale: alle emittenti nazionali è sufficiente un solo canale SFN con dentro 4 bouquet previsti dalla normativa ad alta qualità per la copertura del servizio nazionale; una siffatta rete può essere scalata fino a livello delle aree locali. Il sistema può essere ripetuto dalle emittenti regionali per la copertura delle proprie aree, scalando la rete fino al locale più estremo, ossia il sistema MFN  interconnesso e integrato al sistema SFN può garantire per le aree locali e soprattutto extraurbane per un servizio ottimale.
Un'altra conseguenza logica all'adozione di tali sistemi comporterebbe la liberazione di una grande quantità di canali, da utilizzare sempre nel piano del digitale l'inserimento di nuovi soggetti operatori, editori o providers, sia nazionali che locali, il tutto subordinato alle direttive europee che prevedono la fine lenta dell'analogico e l'affermazione dei digitale nel corso di alcuni anni.
Le nostre proposte che aprono uno scenario variegato, trasparente e pluralista ed è logico che abbiano incontrato resistenze da parte di quei soggetti che operano con una grande quantità di canali e di siti di trasmissione, ovvero con ciò che non è conforme a quanto previsto dal piano di assegnazione approntato dall'Autorità che impiega 487 postazioni per la copertura ottimale.
Questo piano che noi riteniamo idoneo anche se passibile di qualche variazione, è l'unico che è stato proposto o presentato alternativo a quello enunciato, ed il primo che cerca di razionalizzare un panorama radioelettrico italiano molto complesso e problematico.
Le "opposizioni" si sono rivelate volte a difendere le posizioni dominanti e interessi "forti" o ancor peggio per ottenere lucro facile dal mantenimento dell'enorme contenzioso esistente (leggasi lavoro per gli avvocati) fra le emittenti private locali e il Ministero delle comunicazioni, ed i poteri tentacolari espressi dagli Ispettorati territoriali, sempre meno attendibili "governi" del settore.
Nel gruppo B è stato dimostrato, anche se solo teoricamente tramite simulazione al computer, come 487 siti sono sufficienti a svolgere il servizio di copertura del territorio all'interno dei parametri previsti dalla legge. La posizione del Conna è chiaramente a favore del Piano, purché si inizi senza perdere neppure più un giorno la sperimentazione del DVB-T a cui dovranno partecipare anche le emittenti locali che già in parte sono attestate sui canali riservati a questo scopo (66, 67, 68, 69 UHF). il gruppo D, che ha già iniziato i lavori, dovrebbe occuparsene di ciò in brevissimo tempo. 
La nostra presenza nel gruppo C si è caratterizzata da una ferma opposizione a qualsiasi proposta delle case costruttrici del Decoder Unico (Set Top Box) che superavano il costo di acquisto per l'utente consumatore di Lire 300.000, in quanto abbiamo ritenuto che alla famiglia media italiana non possa essere imposta una spesa superiore. Per questa somma, il Set Top Box sostituisce praticamente tutte le "scatolette" ausiliarie dei televisori che ingombrano le nostre case infatti, dà la possibilità di ricevere da terrestre, satellite o cavo, il segnale analogico esistente e in digitale DVB-T. Il costo, ovviamente, diminuirà nel tempo con la costruzione in grande serie e alla integrazione nei ricevitori. 
Per quanto riguarda gli apparati industriali del settore radio-televisivo, il contributo del Conna è stato determinante per demolire certe idee preconcette che davano per scontata l'incapacità dei costruttori nostrani di produrre una architettura di rete digitale completa e affidabile nella qualità.
Che non solo gli stranieri erano in possesso della tecnologia necessaria ci è stato possibile dimostrarlo grazie alla collaborazione di aziende produttrici come ITELCO, DOLP, EUROTEL che in Italia già da un lustro producono apparati DVB-T e ponti digitali per il mercato estero, mentre contemporaneamente danno luogo in Italia per la sola alta frequenza radio televisiva ad un fatturato per l'analogico di circa 300 miliardi di lire fra produzione e manutenzione.
Otre tutto, in vista del futuro sviluppo del digitale DVB-T in Italia, alcune aziende hanno già progettato e cominciato a costruire apparati di banda base MUX, codificatori M-PEG, ed accessori vari di rete per la composizione di una architettura completa. 
Infine, abbiamo azzardato una analisi di una ipotetica transizione dall'analogico televisivo al digitale. L'investimento medio si aggirerebbe sui 2 miliardi per le emittenti regionali; di 300 milioni per le provinciali, mentre per l'adeguamento dei siti si può ipotizzare una media di 80 milioni; a questo proposito si dà per scontato che lo stato Italiano si faccia carico dei costi maggiori di tale trasformazione che avverrà nell'arco di alcuni anni.
Restiamo con la speranza che il nostro lavoro in rappresentanza del Conna, abbia affermato ancora una volta che le emittenti locali sono a pieno titolo e diritto nei progetti del futuro delle comunicazioni.

Giuliano Marsili


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