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Un esibizionista alle Comunicazioni

 

GLI AMICI DI GASPARE

 

Pensavamo che il sottosegretario Vincenzo Vita, autore della legge 66/2001, quella che impone anche alle più piccole radio di paese di trasformarsi in società di capitali e di assumere obbligatoriamente due dipendenti; della 249/1997 che ha permesso la costituzione di una "Autority" a Napoli incapace di gestire il potere immenso che le è stato conferito e di tanti altri provvedimenti vessatori che neppure il governo di Bokassa avrebbe avuto il coraggio di proporre, ci avesse fatto toccare il fondo per incapacità e irresponsabilità, ma non era così, sotto c'era ancora una intercapedine dentro la quale si celava lui: Maurizio Gasparri.

Con questo Ministro, eterno liceale gaudente, chiacchierone, incompetente ed esibizionista siamo scesi così in basso da assistere ad un esempio di nepotismo cui nessun ministro a nostra memoria si era mai dato.

E' noto che il settore radiotelevisivo è rappresentato da alcune associazioni, ebbene, mai era accaduto che un ministro "legasse" particolarmente con il "titolare" di una sola di esse - probabilmente per simbiosi partitica - al punto da pubblicizzarne l'attività facendosi coinvolgere in più trasmissioni televisive locali e nazionali.

A spese del suo dicastero poi, ha inviato un gran numero di missive in funzione autopubblitaria reclamizzando la sua attività a favore delle emittenti locali quando invece nella realtà non ha inteso far nulla per impedire i nefasti effetti della legge n.66 del 2001 di cui parlavamo all'inizio (e che a suo tempo votò insieme al suo gruppo), concepita per distruggere definitivamente le emittenti che hanno una autentica funzione sociale, specie quelle più piccole che operano in centi minori dove la vendita di giornali è ridotta ai minimi termini.

Basta pensare che nella sua ampollosa "legge di sistema" che è poi il Dl n.3184 in discussione alla Camera destinato a consegnarlo alla Storia, sono stati dedicati all'emittenza locale appena 1536 byte su 72.704 come i nostri computer ci informano, uno spazio di appena 7 righe (peraltro generiche): si ricordino le emittenti del loro "amico" Gaspare, oggi dai loro microfoni e telecamere, domani in periodo elettorale.

Lo stesso Ministero delle comunicazioni sotto la sua direzione appare irriconoscibile; l'attuale direttore generale Laura Arìa, una signora molto dolce, esperta legislatrice, si è trasformata in breve tempo in tutt'altra persona che per timore di vedersi troncare la carriera (ed il relativo stipendio) ha finito per diventare un obbediente "braccio armato" del ministro, eseguendo senza indugio alcuno quanto sua altezza (si fa per dire) comanda.

Intanto, complice il Tar del Lazio di cui ci occupiamo abbondantemente in questo numero del giornale, un gran numero di piccoli operatori televisivi e radiofonici rischia di perdere il posto di lavoro che si erano assicurato in certi casi dopo 27 anni di stentata attività, complice il silenzio dei politici, della stampa e di tanti altri disonesti che popolano questo paese.

 

Mario Albanesi

 


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