L'AUTORITA',
IL DIGITALE E LA RAI
Continuano
le sedute nelle varie Commissioni e sottocommissioni presso l'Autorità cui
partecipano oltre al segretario e presidente del Conna tre nostri tecnici
esperti in telecomunicazioni e marketing che si sentono un tantino
"sottoutilizzati" per l'impostazione dei lavori che procedono a
rilento.
Calma
e tempi lunghi si giustificherebbero appieno (basta pensare alle sedute che ha
impegnato la sola scelta del database) se il settore radiotelevisivo non
attraversasse una crisi drammatica, dove accanto a tante imprese scomparse o in
sospensiva Tar esiste una insicurezza tale da non permettere investimenti e
sviluppo.
L'ultima
riunione in ordine di tempo è stata quella della sottocommissione (Sottogruppo
B3) con all'ordine del giorno "Algoritmi di siting e assegnazione
frequenze".
Il Conna, con la sua tradizionale concretezza, pur rendendosi conto della difficoltà
di chiedere alle varie imprese radio tv di fornirsi di apparecchiature e
trasmettitori numerici che già l'industria produce compresi i ricevitori, non
ha mancato di fare proposte operative, convinti come siamo che questa volta non
ci si trova di fronte alle solite fughe tecniche in avanti come il cavo e il
satellite che già quindici anni fa si davano come una alternativa immediata ai
sistemi tradizionali.
uttavia,
anche in totale assenza di decodificatori, è pur necessario cominciare
bruciando le tappe per arrivare in tempi ragionevolmente brevi a quel ricambio
tecnologico che risolverebbe la penuria di frequenze, permettendo la rinascita
della emittenza locale.
La
Rai, a nostro giudizio, come già è avvenuto in passato per la modulazione di
frequenza, la televisione a colori, il satellite e l'alta definizione (prima che
venisse abbandonata in attesa di nuovi standard digitali) è la sola azienda,
magari imitata dalle reti private per questioni di prestigio, a poter aprire le
nuove frontiere tecniche operando in passivo.
Sia
quindi la Concessionaria pubblica a dar luogo alle prime trasmissioni terrestri
in digitale, e lo faccia subito, incentivando l'ascolto e invitando gli utenti -
trasmettendo particolari programmi altrimenti visibili con le sole televisioni
criptate - ad acquistare i ricevitori relativi al digitale.
Esiste
però un'altra strada, più ardita, conosciuta dai "pionieri"
dell'etere che è quella del fare e dell'evitare (i bastoni fra le ruote di
politici e ministeriali).
Un
processo di così importante e decisivo aggiornamento tecnologico potrebbe
essere enormemente accelerato se nel giro di pochi mesi qualche coraggioso
imprenditore, fruendo di canali liberi (ebbene sì, anche in grandi città come
Roma è possibile reperire canali non assegnati, senza parlare dei centri
minori), a suo totale rischio e spesa (ovviamente in concorso con altri),
riuscisse a dar luogo alle prime emissioni in digitale.
Fino
ad oggi una certa "generosità" è venuta dagli appassionati di radio
e televisioni, in particolare da coloro che non vedono nelle loro emittenti un
mezzo esclusivamente adatto a far soldi (mai dallo Stato che recentemente
avrebbe potuto investire in nuove tecnologie gli 81 miliardi di cui si parla in
questa pagina).
Non
è quindi da escludere che il nostro appello venga raccolto. Condizione minima
che ciò possa avvenire è che l'Autorità non continui a sonnecchiare e a
rimandare a tempi lontani ciò che può essere fatto subito occupandosi di
soddisfare soprattutto i desiderata delle compagnie telefoniche e delle grandi
reti televisive che hanno già ottenuto le concessioni. Da parte dei politici e
della direzione del Ministero delle comunicazioni è necessaria altrettanta
dinamicità e chiarezza di vedute.