UN
MINISTRO INUTILE
E'
Salvatore Cardinale. Fattosi improvvisamente seguace di Cossiga, si è fatto
catapultare al ministero di largo Brazzà totalmente digiuno della materia che
dovrebbe amministrare, senza neppure avere quella umiltà necessaria che
consente un apprendimento rapido, se non altro per capire di che cosa si parla.
Se escludiamo qualche alchimia, difficile peraltro da seguire, che riguarda i
telefonici - boccone prelibato di cui, chissà per quali motivi, tutti vogliono
interessarsene - la sua azione di ministro è risultata prima ancora che
inesistente dannosa.
Dal
suo insediamento in poi, ha solo saputo ripetere incessantemente - forse
imbeccato da qualche grosso imprenditore - che le emittenti erano troppe e che
bisognava "diradarle". Il risultato che ha ottenuto è stato quello di
incoraggiare gli avversari della emittenza locale, mettendo in difficoltà
proprio quelle dei centri minori che hanno una funzione sociale, quelle che non
danno fastidio a nessuno (due terzi delle quali sono state costrette a cessare
l'attività), e che aspettavano dal ministro delle comunicazioni un grosso
regalo: essere lasciate in pace.
In
compenso le grosse imprese delle grandi città, quasi tutte inutili perché non
sono né locali e neppure nazionali, assistite dalla pubblicità
"traino" e dai regali di programmi-fondi di magazzino ci sono tutte, e
magari anche qualcuna di più.
Cardinale
comunque una qualità ce l'ha e l'abbiamo scoperta mentre parlava nella Sala A
della Rai ed eravamo alle prese con il signore della sedia accanto che rischiava
di caderci addosso addormentato: sa tenere lunghissimi discorsi senza dire
assolutamente nulla.
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