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IL DIRITTO DI DIFENDERSI

Questo giornale, a parte la prima pagina indirizzata ai politici cui distribuiremo le solite 1000 copie (lo facciamo dal 1985) fra Camera e Senato, ha carattere riepilogativo per tutti, ma in particolare per le emittenti non collegate a Internet. Quelli che seguono sono alcuni articoli scelti fra i circa 150 che abbiamo scritto da marzo a Novembre di quest'anno sui nostri siti www.conna.it e su quello di riserva www.nuoveantenne.it.
La "grande avventura" di respingere la "soluzione finale" è cominciata subito dopo l'emanazione del decreto legge n.5 del 23 gennaio 2001 trasformato poi in seguito nella legge n. 66. Cercammo allora in tutti i modi di far intendere ragione ai politici di tutti i gruppi ma non ci fu nulla da fare: il gioco di eliminare l'emittenza locale era già stato deciso con la complicità determinante di alcune associazioni.
Non rimaneva a questo punto che ricorrere alla magistratura cominciando in perfetta solitudine - forti del nostro buon diritto - una battaglia che è tutt'ora in atto. Percorriamone a grandi salti le varie tappe.

22 marzo 200
Condannati all'estinzione?

Le radio, forse per la prima volta, si sentono candidate all'estinzione e non ricorrono a giri di parole per darlo a intendere. 
"Veniamo a Roma a manifestare", "Il Conna deve guidare una protesta nazionale sotto le finestre del ministro e del sottosegretario" e via via combattendo. 
Cari amici, i milioni di ascoltatori delle vostre radio è certo che non se la sentirebbero di venire a Roma; allora, come volete che possiamo guidare una riunione di 200/300 persone? 
Negli Anni Ottanta era ancora possibile dar luogo a grosse manifestazioni come quella che organizzammo a Roma a piazza S.S. Apostoli, presenti migliaia di persone, o come quell'altra in viale America all'Eur dove i Pullman arrivati da tutta Italia neppure sapevano dove parcheggiare tanti erano. Tempi lontani quando organizzavamo "Radio Tenda" ai Fori imperiali di fronte al Colosseo o di fronte alla basilica di San Giovanni in Laterano; oggi, purtroppo, siamo di fronte ad una emittenza locale radiofonica e televisiva fortemente ridotta, decimata, sfiduciata, e l'entusiasmo di pochi non è certamente risolutivo.
Le cause? Principalmente la mancanza di spirito collaborativo di categoria e l'aver confuso una associazione "non profit" come la nostra con altre a carattere speculativo. 
Le false sicurezze che queste associazioni offrivano erano certamente maggiori delle nostre: assistenza legale (sia pure pagata a parte), fax informativi continui in numero addirittura eccessivo, avvertimenti in merito a questa o quella scadenza: il titolare di una impresa radio tv era convinto di aver operato la scelta giusta, si sentiva "protetto", e le somme salate pagate per appartenere a questi "sindacati gialli" non lo preoccupavano.
Il confronto con le quote risibili pagate al Conna e i nostri lunghi silenzi gli fornivano "la prova del nove" che la nostra associazione valeva meno di altre.
Non era così; ed il brusco risveglio si è verificato nei giorni scorsi quando i "protetti" di media e piccola taglia hanno potuto constatare di persona il tradimento dei loro "protettori" che per soddisfare gli interessi di pochi loro grossi clienti radiofonici (ma in passato era avvenuto anche per le televisioni), sono riusciti, muovendo politici e soggetti vari, ad imporre altre sopraffazioni con la legge n.66.
Contemporaneamente, in campo televisivo, sono state rilasciate le solite "concessioni" e autorizzazioni fasulle con una operazione analoga a quella del 1993/94. Ebbene, tra la soddisfazione di tutte - dicasi tutte - le altre associazioni presenti alla riunione convocata d'urgenza dal ministro Cardinale durante la quale ci sono state consegnate le raccolte rilegate dei dati approntati dalla Commissione, gli unici a parlare di diritti acquisiti, di Costituzione e dell'articolo 21, sono stati segretario e presidente del Conna, e se molte istruttorie televisive verranno riesaminate, ciò sarà dovuto esclusivamente alla nostra azione.
Questi sono i compiti di una associazione di categoria, non quelli di subissare di fax o assicurare una "difesa" legale che può (con enormi vantaggi) essere affidata ad un avvocato locale ben introdotto in materia!
E' per questo motivo, se ancora qualcuno non lo avesse capito, che abbiamo evitato di pubblicare lamenti decidendo di passare all'azione legale in Italia e in seguito - se sarà necessario - a Bruxelles.
Gli operatori radio e tv devo devono però assumere un preciso atteggiamento:
1) intanto si estromettano (possibilmente in malo modo) gli sciacalli che si presentano dicendo "..vendete, perché intanto, presto o tardi dovrete chiudere";  
2) ci si convinca che è nostro buon diritto difendere con le unghie e con i denti ciò che è stato costruito in 25 anni, ossia l'unico tipo di emittenza di pubblica utilità che ha aperto la strada alla "libera antenna";  
3) nessuno pensi di "cavarsela da solo", all'italiana; nella giornata di oggi, il titolare di una delle tante emittenti che ci hanno chiamato, sosteneva che non essendoci controlli sistematici nella sua regione, potranno essere praticate assunzioni fittizie. Non è così che si risolvono i problemi, metodi di questo tipo di carattere individualista, sulla distanza, a parte che sono poco dignitosi, sono perdenti;  
4) si continui l'opera di autorganizzazione. Quanti vorranno mettere a disposizione una parte del loro tempo per contribuire a raccogliere adesioni ci comunichino la loro E-mail, la pubblicheremo insieme a quella di Radio Arcobaleno della Sardegna, di Radio Nuova Musica del Friuli, di Radio Stereo DJ della Sicilia e di altri.  
5) ognuno si convinca nel proprio intimo che l'emittenza locale, proprio per l'azione insostituibile che svolge sul territorio, è indistruttibile.

29 marzo 2001
POSTA DAL QUIRINALE

Oggi è arrivata una lettera del Consigliere del Presidente della Repubblica per gli affari giuridici e le relazioni costituzionali Salvatore Sechi che ci ha confermato per iscritto ciò che avevamo già intuito e detto ma che volevamo sentire ripetere con la relativa motivazione, cioè che il Presidente Ciampi aveva proceduto alla promulgazione della legge; nella parte finale tuttavia si aggiungeva: "Ogni ulteriore approfondimento richiederebbe, infatti un sindacato interpretativo che non compete al Capo dello Stato, ma rientra in via esclusiva nelle attribuzioni della Corte Costituzionale.".
Era proprio ciò che aspettavamo: il ricorso che faremo di fronte al Tar del Lazio dovrà puntare sulla Corte Costituzionale che non potrà che ribadire un suo precedente pronunciamento in merito alla libertà di assunzione, respingendo qualsiasi obbligo in tal senso inserito abusivamente nell'ultima legge n.66 pubblicata sulla G.U. del 20 marzo 2001 e nella 422 del 1993 per le televisioni.
Ora non rimane che dar mandato agli avvocati. 
Ai primi di aprile, il Conna ha attraversato una settimana di crisi, superata grazie al sostegno dei nostri antichi associati.  

10 aprile 2001
UNO SPETTACOLO PIETOSO

Gli avvocati con i quali abbiamo preso contatti preventivi ci hanno fatto notare che i "motivi forti" del ricorso sono al minimo due: il primo, quello della imposizione dei dipendenti, l'altro, gravissimo, la costrizione di trasformare le ditte individuali in società di capitali o in cooperative. 
Ambedue le disposizioni attentano gravemente alla libertà di impresa e di conseguenza ledono i cittadini imprenditori nei loro diritti fondamentali.
Ma ora, operatori radiotelevisivi, ascoltate.
L'appello di ieri (appello a solidarizzare con le nostre proposte ndr) è praticamente caduto nel vuoto e quindi abbiamo deciso di sospendere questo scritto che ci siamo sforzati di motivare quotidianamente anche nei dettagli, perché, stante lo spessore dell'azione legale con le spese e la fatica che comporta, non siamo più disposti a muoverci impegnando tempo e preziose risorse se alle spalle non avremo un vero, convinto movimento di massa.
Una decisione improvvisa questa che sorprenderà molti, ma non accettiamo più di assistere allo spettacolo pietoso di soggetti che dopo le centinaia di consensi iniziali, incoraggiamenti e consigli, non appena comunicata l'entità della spesa che graverebbe su ogni ricorrente, hanno fatto a gara nel nascondersi uno dietro l'altro, sperando che "altri" lavorino anche per loro.
Ci scusiamo in particolare con i delegati regionali che hanno fatto un ottimo lavoro, tuttavia, se non ci sarà una risposta immediata e adeguata per cominciare l'azione legale subito dopo Pasqua, ritorneremo a svolgere la normale attività che la nostra associazione si è sempre sentita in dovere di fare in favore dei suoi associati, ma nulla di più.  
Il direttivo del Conna 

17 aprile 2001
LA MASSA CRITICA

Avevamo ecceduto in pessimismo. 
Dopo la nostra presa di posizione che rivelava sconcerto per la difficoltà di prendere contatto con tutte le radio locali ancora esistenti accomunate dai medesimi pericoli, la risposta finalmente c'è stata da parte di un consistente numero di emittenti. 
Altri, che non siamo riusciti a contattare, si aggiungeranno quando capiranno spontaneamente che rischiano di essere definitivamente tagliati fuori dall'unica azione di autodifesa che oggi è possibile effettuare.
Ora possiamo dire che quella che avevamo definito "la massa critica" di adesioni l'abbiamo raggiunta e ampiamente superata. 
Certo non dobbiamo far scoppiare bombe atomiche, ma un piccolo terremoto sul castello di violenza imbastito dalla legge Mammì in poi e sfociato recentemente con la legge n.66/2001 ci ripromettiamo di provocarlo. 

14 maggio 2001
PICCOLE SODDISFAZIONI

Ogni tanto abbiamo il piacere di constatare che la nostra attività non è inutile. Una delle prime persone amiche che apprezzava il nostro interessamento per le emittenti locali era Andrea Barbato che ce lo manifestò per iscritto e di persona. "Voi avete il pregio - ci disse a Montecitorio a metà degli Anni ottanta durante una pausa dei lavori d'Aula - di farvi capire anche dai cosiddetti non addetti ai lavori perché sapete esporre dati e documentazione specifica con un linguaggio e un piglio giornalistico aperto a tutti".
Barbato, eccezionale giornalista e uomo di cultura, nonostante suoi colleghi della Rai (come buona parte di quelli della carta stampata) ritenessero le emittenti locali pericolose concorrenti, aveva ben capito che le sciagure sarebbero venute da ben altre parti e che le "locali" non interferivano affatto con la stampa quotidiana e tanto meno con l'informazione Rai. Invece, pensate un po', dopo tanti anni l'odio ottuso da parte di certi giornalisti per le radio e le televisioni locali è più forte che mai. Essi, mentre tacciono sistematicamente ogni volta che avrebbero il dovere di difendere i nostri buoni diritti, non perdono occasione per "saltare" come belve sulla preda al minimo inconveniente: basta un principio di incendio, una disavventura amministrativa, una pretesa ingiustificata della Siae per scatenarli.  
Parlavamo di rare soddisfazioni. Una di queste ci viene da una lettera cui abbiamo risposto sia pur con grande ritardo che ci ha scritto Maria Cristina Giacobbe di Radio Meneghina di Milano, la quale ci annuncia che un suo redattore - Lorenzo Barbato - (ed è anche questa omonimia che ci ha inevitabilmente ricordato il caro amico Andrea scomparso) si è laureato in scienze politiche con la tesi "L'importanza delle radio libere nello sviluppo della società contemporanea", ".. elaborata anche consultando le vostre pubblicazioni (Nuove Antenne) come segnalato nella bibliografia".
Alla gentile signora Giacobbe abbiamo risposto congratulandoci con il neolaureato, lusingati che Nuove Antenne possa essere stato utile, ma anche per la presenza nell'etere Milanese di Radio Meneghina che ha saputo resistere a tutt'oggi alle seduzioni economiche (immaginiamo) di chissà quanti "acquirenti", come tanti altri nostri associati hanno saputo fare.
Abbiamo aggiunto nella nostra lettera di risposta notizie anche in merito alla ferma volontà che abbiamo nel ricorrere contro le misure liberticide della legge n.66, contestando sul nascere imposizioni che via via, se non impostassimo una adeguata reazione di difesa legale, diventerebbero sempre più pesanti.
 

 19 giugno 2001
OPPORTUNISMI

Le cose hanno cominciato a muoversi nel senso giusto perché il compattamento intorno al Conna è in pieno atto, sia da parte delle radio che delle televisioni, al punto che le cifre "sparate" da certe associazioni in merito alle testate che rappresenterebbero dovranno per decenza essere rivedute.
Non parliamo poi di chi continua a pubblicare il nome di emittenti che non fanno capo alla sua "ditta" o non ha cancellato dai suoi elenchi radio e televisioni che non esistono più da un pezzo.
Il Conna non è mai ricorso a sistemi di questo genere, neppure quando negli Anni Ottanta rappresentava 650 imprese piccole e grandi e si poteva considerare l'associazione con più iscritti in assoluto. 
Non ce ne siamo mai vantati, perché gli esibizionismi appartengono a quelle finte associazioni, "botteghe per far soldi", che in effetti sono società a puro carattere speculativo e come tali devono pubblicizzarsi per seguire le leggi di mercato.
Oggi le cose stanno realmente cambiando e, quotidianamente dalle comunicazioni che riceviamo, abbiamo la concreta percezione che le nebbie persistenti che hanno ottenebrato per lungo tempo la visuale dell'orizzonte all'intera categoria si stiano diradando, al punto che abbiamo pensato di darci delle regole che rendano più¨ difficili gli opportunismi di quanti continuano a muoversi secondo convenienza o in base all'aria che tira.
Un esempio fra tutti viene da un caso che oggi stesso abbiamo provveduto a "sanare". Un antico iscritto alla nostra associazione, dopo alcuni anni di silenzio, ha ritenuto che il vecchio rapporto poteva essere ripristinato versando mediante conto corrente la quota annuale di appartenenza al Conna che come tutti sanno è attualmente di lire 100.000.
Ebbene, proprio nelle scorse settimane il Direttivo del Conna aveva deliberato in merito a coloro che intendevano reiscriversi alla Associazione: essi dovevano sottoscrivere le ultime tre quote, o meglio il dovuto di 36 mesi, considerato che i versamenti possono essere fatti in qualsiasi giorno dell'anno.
Con l'immediata restituzione mediante assegno della quota che questa televisione aveva versato, abbiamo ritenuto fosse da considerare una forma di rispetto anche nei confronti di quel nucleo di garanzia che sono gli associati al Conna che non ci hanno mai abbandonato, neppure nei momenti più¨ difficili come quello che abbiamo attraversato nei primi mesi di quest'anno, quando ci siamo accorti che se non opportunamente sostenuti, non avremmo potuto svolgere lo sforzo organizzativo dei ricorsi, pesante anche sotto l'aspetto finanziario.
I consensi non sono mancati, e come dicevamo, aumentano ogni giorno.
 

10 luglio 2001
DETERMINAZIONE

Oggi è stata una giornata particolarmente importante, abbiamo incontrato il vice ministro senatore Massimo Baldini che ha ritenuto più che legittimo il nostro ricorso, mostrando di volerci in qualche modo aiutare. 
Durante l'incontro è apparsa in tutta la sua pretestuosità l'imposizione dei dipendenti e la trasformazione delle ditte individuali in società; Baldini ha mostrato di essere intenzionato a non ostacolarci e magari a trovare un marchingegno tecnico che possa risolvere la situazione.  

14 luglio 2001
COSE TURCHE

Ci è stato segnalato un documento pubblicato nel sito Internet del Tripode in fiamme Aer Anti Corallo che merita un momento di distensione e magari di confronto andandoselo a cercare.
Si dice per prima cosa che è merito del Tripode se è stato eliminato nella legge 66/2001 il Piano di assegnazione in analogico.
Il Triangolo divino di Ancona dimentica che fu il Conna per primo a ironizzare pesantemente con i tecnici dell'Autorità di Napoli vantando prima sperticatamente tale inutile lavoro e concludendo subito dopo con: "Sì, questo è un ottimo Piano, è quello che aspettavamo fra il 1976 e il 77", ma proporlo oggi...". 
I poveri ingegneri progettisti, capìta la non leggera antifona, si vergognarono per un momento di aver partecipato ad una operazione voluta per contratto già fallimentare in partenza. 
Con quale diritto oggi la Triade di ferro rivendica per sé in esclusiva meriti che non ha?
Andiamo avanti saltando la palude di sciocchezze della Trimurti e le gratuite vanterìe conseguenti, fino ad arrivare alla "ciccia" che ci interessa.
Il triadico pensiero prosegue: "La legge 66/2001 ha contestualmente previsto regole analoghe (a quelle delle tv, ndr).., basate sul possesso di alcuni requisiti tra i quali (per le emittenti commerciali) quello della natura giuridica di società, o di cooperativa e quello di almeno due dipendenti in regola con le disposizioni previdenziali".
Vantati i benefici di poter dare sviluppo imprenditoriale, strutturale e dimensionale alle imprese radiofoniche locali come a suo tempo venne fatto per le televisioni imponendo loro 4 dipendenti (che esempio felice!), si giunge a scoprire che un "settore che garantisce occupazione si pone in modo CREDIBILE e AUTOREVOLE nei confronti del mondo politico e delle istituzioni".
Queste due righe valgono un Perù, si diceva un tempo (per significare una preziosità).
A questo punto ci mettiamo per un momento nel panni di un imprenditore di una normale radio locale che non gli basti di essere credibile e autorevole ma voglia essere PIU' credibile e PIU' autorevole; cosa potrà fare? Semplice: assumere 4 dipendenti, e se vorrà emergere sugli altri (è umana ambizione di tutti) passerà direttamente a 6 lavoratori.
Chi pagherà? Calma, vediamo.
Il segretario Berrini? No, lui no, perché fra un mugugno e l'altro, con la sua voce cavernosa, ben difficilmente lascierebbe intendere di essere disposto a mettere mano al portafoglio se non per infilarci soldi;
La signora Elena Porta, con suo padre elevato al rango - quest'ultima parola è meglio lasciarla stare perché in dialetto ligure significa zoppo - diciamo, meglio, assurto al livello stratosferico di megapresidente del "coordinamento", spereranno di far fronte alle spese di un buon numero di lavoratori accarezzando l'illusione di stendere finalmente al tappeto la Siae, spillandole una cascata di soldi tipo "slot machine".
Bardelli del Corallo la ricetta ce l'ha già in tasca; da quel buon parroco mancato che è si limiterà a dire nel suo delizioso dialetto toscano: "O via ragazzi, intanto pregate, poi procuratevi uno zelatore (raccoglitore di soldi presente nelle chiese che ha anche la funzione di spegnere le candele) e i soldi per pagare i dipendenti ve li farà trovare nel sacchetto nero in cima alla hanna!".
Non credete in loro, al punto da sospettare che se in qualche modo riuscissero a raschiare soldi non li darebbero certo alle locali? Abbiamo quindi suggerito piste sbagliate? 
Ebbene Sì, lo ammettiamo! 
ANZI NO! Rimane Lui, Sì Lui, il Rossignoli che pagherà per tutti! 
Come farà a rendersi utile una volta tanto? Dopo aver inventato l'imposizione dei dipendenti insieme ad Anti e Corallo di cui demmo prova nel numero di dicembre del 1993 anno IX di Nuove Antenne, avrà qualche altra buona idea. 
Studierà norme astruse, un po' di regole impervie da suggerire ai politici interpretabili solo in tribunale, e il farraginoso marchingegno sarà ancora una volta pronto per funzionare: una bella tornata di ricorsi, una serie di cause a puntate trasformate in una montagna di soldi che Rossignoli devolverà in conto spese per il personale assunto dalle emittenti radiofoniche locali. Che ama tanto.
 

18 luglio 2001
ALZATE PURE LA VOCE!

Il meccanismo sleale di selezione basato sulla imposizione di dipendenti inventato da Frt, Aer, Anti e Corallo ha fatto scuola e se non riusciremo ad invalidare con la nostra azione legale la legge 66/2001, tutte le emittenti locali - pochissime escluse - scompariranno falcidiate dal passaggio al digitale.
Lo schema di regolamento pubblicato dall'Autorità napoletana per le garanzie presieduta da quell'Enzo Cheli che si è giocato in poco tempo il suo prestigio accumulato in anni, stabilisce altre norme fuorilegge, riferite alla legge delle leggi che è la Costituzione della Repubblica.
Come potranno verificare coloro che ancora non hanno capito nulla, i cosiddetti "cani sciolti" che furbescamente aspettano di raccogliere ciò che non hanno mai seminato e che non fanno capo ad associazione alcuna; o quelli che si sono legati mani e piedi ad associazioni infedeli dirette da furbi matricolati, i dipendenti per le radio non saranno due ma 5 (cinque), e per le televisioni locali 20 (venti); le garanzie di capitale ve le risparmiamo perché potete immaginarle.
Quanto sia canagliesca questa normativa, appare evidente quando si consideri gli appena 14 dipendenti previsti per le radio nazionali che fatturano decine e decine di miliardi a confronto delle piccole radio di paese che spesso hanno conti in rosso.
Ci aspettiamo ora che le associazioni colpevoli di questo possibile sfascio spiazzate dal Conna "alzino la voce" come hanno fatto altre volte, chiedendo sull'onda del nostro ricorso modifiche allo schema di regolamento.
Faranno finta di proporre alcuni "contentini", forse quattro dipendenti anziché cinque, qualche lira di meno sulle garanzie bancarie da fornire nonché la revisione di qualche particolare tecnico e immediatamente "abbasseranno la voce".
Non arrendiamoci e spazziamoli via, tutti; nella peggiore delle ipotesi, il fondo legale che stiamo costituendo ci permetterà di accedere alla Corte europea di giustizia. Mai come in questo momento il Conna ha l'altissimo compito di non far spegnere tante voci locali che rappresentano la diversità contro l'omologazione.
 

12 agosto 2001
C'ERO ANCH'IO  

Volevano ostacolarci (e continuano tuttora), per impedirci di capire se il nostro paese è diventato una repubblica di Pulcinella oppure se è ancora uno Stato di diritto che rispetta la Costituzione così brutalmente calpestata da Mammì in poi. 
Il risultato è stato opposto a quello che si prefiggevano; in sostanza, ci hanno consentito di meglio organizzarci perché a luglio avremmo affrontato il Collegio giudicante del Tar in certe condizioni, ora invece siamo in molti, molti di più¨ e continuiamo ad aumentare, convinti che quest'opera che ormai definiamo di pulizia generale - tanto è alta a posta in gioco - o riusciamo a condurla a termine, o l'infezione contagerà anche quelli che oggi a tutto pensano, meno di essere coinvolti in questo osceno tirassegno. 
In pieno agosto, infatti, continuano le adesioni all'azione legale, e dalla posta riservata che anche oggi i ricorrenti hanno ricevuto, dall'entità della sottoscrizione, è facile constatare l'eccezionalità dello stimolo che ha condotto tante emittenti a tassarsi pur di vincere.
Sembrerebbe che ben pochi, intuendo la fondatezza delle nostre rivendicazioni, si privino del piacere - se questo sarà l'inizio della riscossa - di poter dire: "C'ero anch'io", nel senso di aver partecipato ad un'opera sacrosanta di demolizione dell'ingiustizia. 

14 agosto 2001
ACTUNG, BANDITEN!

Continua la serie di comunicazioni telefoniche di quanti ci affrontano quasi con risentimento nei nostri confronti, rivolgendoci domande che mostrano una disinformazione insospettata, di gran lunga superiore a quanto ci aspettavamo.
Oggi il titolare di un'emittente, intanto ci ha chiesto entro quale data conviene eventualmente vendere a uno degli "acquirenti" sempre pronti ad offrire cifre allettanti pur di impadronirsi delle migliori frequenze e delle postazioni più fortunate.
Lo abbiamo tranquillizzato dicendogli che se per assegnare alcuni pezzi di carta alle televisioni, privi totalmente di valore per la mancata assegnazione dei canali di trasmissione sono occorsi circa 12 mesi, per le radio il tempo sarebbe certamente superiore considerata la maggiore quantità di dati che dovrebbero essere esaminati.
Nessuna paura quindi di restare con la radio "invenduta"; corvi e sciacalli in attesa sui rami se ne troveranno sempre (e con questo non intendiamo alludere agli intermediari che il più¨ delle volte traggono solo una percentuale "dall'affare").
Subito dopo, abbiamo dovuto sopportare uno "sfogo" incredibile con domande come: "Possibile che la mia associazione lavorasse contro di me dopo che mi ha truffato per tanto tempo milioni e milioni?". Oppure: "Questi banditi si sono arricchiti alle mie spalle e ora come possono lasciarmi sul lastrico con una famiglia da mantenere?". 
Santa e disarmante ingenuità. 
Alla nostra domanda se avevano ricevuto almeno una volta il nostro periodico Nuove Antenne la risposta è stata affermativa con una aggiunta: "Ci veniva detto che il Conna fa dell'allarmismo e noi ci fidavamo di chi ci diceva queste cose ".
Il "Ben-vi-sta" che meritava questo nostro amico sprovveduto (duole che non sia un caso isolato) non lo ha ricevuto; in compenso lo abbiamo invitato a non disperare perché il ricorso cui si assocerà potrebbe cambiare le cose.
 

11 settembre 2001
UN FATTO NUOVO

Un fatto assolutamente inedito che non avevamo previsto è quello che si sta affermando in modo dirompente: un notevole numero di ditte individuali intende restare tale. 
Stupefacente; chi mai l'avrebbe pensato di fronte alle paure, al timore avuto in passato di sbagliare il documento e magari la classica virgola!
Il fatto ancora più sconcertante è che questa decisione non parte da radio-hobby (che peraltro ben poche ormai ne esistono), ma da imprese in cui il titolare nella radio ha un punto di lavoro che intende difendere basandosi sulle leggi vigenti di carattere generale (principalmente Costituzione e codice civile) che sanciscono il diritto al lavoro individuale e la libera iniziativa che non può tollerare imposizioni come l'assunzione obbligatoria di dipendenti.
E' una scelta coraggiosa che dopo il nostro sconcerto iniziale non possiamo che apprezzare e sostenere, individuandone anche un possibile successo considerato che a tutt'oggi sono una trentina i casi che ci sono stati segnalati.
La riflessione che ha generato questa posizione e che mostra una categoria adulta, consapevole dei propri diritti acquisiti, si basa sul fatto che anche ammettendo una mancata sospensiva del Tar del Lazio su quanto il Conna ha chiesto, nel momento in cui il Ministero dovesse arrivare ad una negazione motivata della prosecuzione dell'attività, nessun tribunale amministrativo al mondo - e localmente italiano - di fronte ad una causa collettiva (che il Conna sarebbe pronto a patrocinare) rileverebbe "colpe" da parte dei titolari delle imprese individuali sufficienti per meritare l'interruzione dell'attività per non aver assunto obbligatoriamente dipendenti e non essersi trasformati in società di capitali.
Per questa fascia particolare di emittenti disposta a giocare fino in fondo una partita che o la si vince ora o mai più, il Conna preparerà un documento esplicativo da allegare alla domanda e alle autocertificazioni ad uso del Ministero, ed in un secondo tempo (eventualmente) per produrre in tribunale.
 

28 settembre 2001
A PIU' TARDI

Il Tar ha respinto in prima lettura la richiesta di sospensiva. Ma attenti, la vicenda al Tar del Lazio non si è ancora conclusa; il nostro avvocato, presentando "l'istanza di prelievo" farà rinviare la causa nel merito e contemporaneamente ricorrerà al Consiglio di Stato per stringere i tempi al massimo.
Dichiarare incostituzionali norme appena imposte dal Parlamento (e all'unanimità) per un tribunale non è cosa facile e ci siamo trovati nella strana situazione che tutti (a parole) ci davano ragione, ma al momento di decidere l'attendismo tutto italiano e la tecnica del rinvio hanno prevalso.
Ha contribuito a produrre l'indecisione la presenza di un noto elemento di una delle associazioni che a suo tempo invitarono i ministri dell'epoca, in particolare Frova, Pagani e Vizzini a imporre la trasformazione delle ditte individuali in società con relativa assunzione di dipendenti e a rilasciare concessioni fasulle. 
Questo  personaggio, per più giorni, si è aggirato negli ambienti del Tar del Lazio sostenendo che la dichiarazione di incostituzionalità dei due punti in questione avrebbe compromesso l'affermazione del digitale e prodotto uno sconquasso anche nei confronti del risanamento dell'impiantistica, della telefonia mobile e della distribuzione del segnale via cavo.
Questi discorsi, fatti in particolare ad un elemento del collegio giudicante, hanno destato grosse perplessità al punto che la prudenza ha finito per prevalere anche contro le evidenti incostituzionalità contenute dalla legge 66/2001.
Che stavamo toccando pesantemente gli affari di quanti vivono alle spalle delle emittenti locali lo sapevamo e prevedevamo tiri del genere; non a caso, in posta riservata, abbiamo raccomandato più¨ di una volta di stare attenti ad informare il meno possibile i nemici dell'emittenza locale. 

29 settembre 2001
CINQUE DIPENDENTI

Quella che sembrava una presa di posizione di pochi elementi decisi a far valere i propri diritti costituzionali per i quali avevamo costituito la "lista dei coraggiosi" (che ormai continueremo a chiamarla così) è divenuto un fenomeno notevole che meriterebbe di essere ribattezzato come "lista dei normali".
Accanto a radio che pur di presentarsi "in regola" hanno fatto capriole e salti mortali, oltre quaranta radio (ma sono destinate ad aumentare di numero) hanno deciso di andare allo scontro - se sarà necessario - principalmente per due ragioni:
1) sentendosi vittime di un colossale equivoco (da definire molto più¨ propriamente abuso se non peggio) non hanno inteso chinare ancora una volta la testa;
2) hanno capito l'inutilità di coprirsi di spese e di impegni burocratici difficili da sostenere nel tempo, senza ottenere in cambio nessuna, ma proprio nessuna sicurezza in più.
Oltre ad essere coraggiose, queste posizioni ci sembrano perfettamente ragionate, prodotte dalla constatazione che a cominciare  dalle "associazioni" canaglia che hanno suggerito ai politici i peggiori sistemi selettivi, tutto congiura in direzione della eliminazione fisica delle "locali".
Ma se allora è così, quanto vale oggi svenarsi per realizzare società, cooperative e assumere lavoratori? Il regolamento dell'Autorità napoletana già pubblicato in bozza di cui abbiamo già parlato, prevede in un prossimo futuro ben CINQUE lavoratori per le radio e VENTI per le televisioni locali.
Tutti coloro che oggi si sono uniformati, sono certi che saranno in grado di sostenere questi oneri? La pratica di affermare "oggi intanto mi salvo, domani si vedrà" è totalmente fallace perché se anche qualcuno resistesse e riuscisse ad assumere cinque persone, state pur certi che si inventerebbero altre forche caudine impossibili da superare, pur di raggiungere i loro scopi.
Il lungo percorso della difesa giudiziaria iniziato dal Conna rimane quindi il solo praticabile, e nel caso la magistratura italiana emettesse sentenze politiche e non giuridiche lavandosene le mani, SOLO ALLORA (come ci è stato detto in sede europea) sarebbe possibile ricorrerere alla Corte di giustizia di Bruxelles. 

20 novembre 2001
A PRESTO

Su Internet e nel prossimo numero di dicembre di Nuove Antenne non mancheremo di informare in merito alla prosecuzione della azione giudiziaria cui dedichiamo tutto il nostro tempo certi che la ragione finirà per prevalere. Al momento, chiediamo alle emittenti di aver fiducia in noi e sopratutto in sé stesse.


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Nuove Antenne - Periodico del CONNA